Sulla pagina di fanpage.it il 13 Settembre è stato pubblicato un articolo che parla di un ragazzo di nome Raffaele, che nell'intento di svolgere il proprio compito si è ritrovato con il setto nasale rotto tra l'indifferenza di tutti i passanti. Sotto è riportato l'articolo integrale pubblicato sul sito con tanto di intervista telefonica. Noi di Reset vi proponiamo la storia ed il video, a voi i commenti e le riflessioni di questo grave evento.
C'è una foto di Raffaele col naso spaccato che gronda sangue. Ha chiesto lui di scattarla (“per documentare l'accaduto”) all'unico ragazzo che l'altro ieri gli ha dato una mano alla stazione ferroviaria di piazza Garibaldi, Napoli, aspettando il treno del ritorno a casa. Quel naso Raffaele se l'è rotto perché si è scontrato con un qualcosa di molto resistente: con un imbecille. A Napoli (ma non solo qui) gli imbecilli resistono e prolificano. Tuttavia da queste parti il loro atteggiamento si fonde spesso con quello da teppista della strada, del guappo, del camorrista in erba. E rappresenta un mix di disumanità che in un contesto di omertà e silenzio è meglio non incrociare mai. Può costare la vita, avere a che fare con personaggi così. Gente capace di massacrarti per una parola o uno sguardo di troppo. A Raffaele è capitato di incrociare una bestia del genere e fortunatamente, al di là del naso rotto, può raccontarla. È una storia di ordinaria follia.
“Un signore normale, con vestiti normali e una normale valigetta da lavoro, decide di fumare nel sottopassaggio di Piazza Garibaldi incurante del fastidio che può dare al prossimo. Il prossimo, che in questo caso sarei io, chiede ironicamente la una guardia giurata della Feltrinelli di provvedere a sanzionarlo, invece di pensare ai due novenni un po' scalmanati che giocano fuori al negozio”. “Il signore normale con la sua vita normale – continua Raffaele nel suo racconto, pubblicato su Facebook – la prende molto male, si gira verso di me, inizia a offendermi, io rilancio chiedendogli perché non aspettare cento metri per fumare all'aperto dove sarebbe più corretto farlo”. Come è classico che accada, chi non sa ragionare e con la prepotenza s'impone, inizia con gli insulti. Dalle parole ai fatti il passo è breve. Il “signore normale”, una quintalata di grasso su un metro e ottanta circa, agguanta il ragazzo, mingherlino e più basso e lo prende a testate, rompendogli le ossa nasali e lasciandolo a terra, nel sangue.
Qual è la reazione dei napoletani che assistono alla scena, in una grande stazione ferroviaria, frequentata da almeno 150 mila persone al giorno? Nessuna. Lasciano Raffaele a terra e consentono all'uomo di salire sul treno. “Sì, sale in treno, come se nulla fosse – continua Raffaele nel suo incredibile racconto – dicendo ai passeggeri di essere stato malmenato da me e ottenendo la solidarietà di molti. Tanto da riuscire comodamente a scappare, nell'indifferenza di centinaia di persone che avevano visto praticamente tutto. Magari sarà tornato a casa e ci ha dormito su, sereno, circondato dell'affetto dei suoi cari. Se fossi stato un micetto avrei suscitato empatia, solidarietà, umanità e senso della giustizia collettivo decisamente maggiori”.
Possibile che nessuno abbia visto nulla? Possibile che nella stazione centrale di piazza Garibaldi nessuna telecamera di videosorveglianza possa individuare l'aggressore? Possibile che le forze dell'ordine (Polfer) e gli inservienti delle Fs o i ferrovieri di Trenitalia non abbiano visto nulla? “Sono stato fortunato ad aver trovato di fronte un violento così tanto più alto di me da rompermi il naso in un punto simile (non oso immaginare cosa sarebbe successo se mi avesse preso in bocca, davvero), sono stato fortunato ad essermi trovato a cadere a una certa distanza dal treno in arrivo, sono stato fortunato nell'aver trovato tra l'indifferenza generale una persona buona – prima ancora che un mio amico – che mi è stata vicina in ambulanza nei momenti più difficili. Io non volevo cambiare il mondo, ieri sera, volevo solo poter fare una battuta con una guardia giurata ed essere libero di parlare con una persona. Oggi, questa libertà per qualcuno è un pericolo enorme per la propria autostima, evidentemente, fino al punto di spingersi a vette di violenza che mi fanno inorridire. Mi rendo conto che ritrovarsi un estraneo a contestare qualcosa che si fa praticamente sempre nell'indifferenza generale è un fastidio, non lo capisco ma me ne rendo conto: ma io non potevo immaginare che la mente dell'uomo potesse, di fronte a me, trasformare il fastidio in questo”.
Da qualche giorno su Facebook “Grandi Stazioni”, la società che gestisce lo scalo ferroviario di Napoli, ha avviato un concorso a premi: chiede di spedire la foto più significativa scattata nello scalo di piazza Garibaldi. Io gli manderei quella di Raffaele, grondante sangue e sconvolto. È quello scatto, quella violenza gratuita e infame, perpetrata tra mille silenzi, che rappresenta Napoli. Oggi più che mai.
Sotto il link per guardare l'intervista integrale: