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giovedì 26 settembre 2013

Quanto ci è costata la buffonata di Silvio su Alitalia


C’era chi diceva quattro miliardi e mezzo, ed evidentemente si teneva stretto. Ma la buffonata di Cai-Alitalia ci è costata invece cinque miliardi, come scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera: più del gettito Imu sulla prima casa, per capire quanti danni Berlusconi è riuscito a fare all’Italia.

Il tricolore dell’Alitalia sarà dunque ammainato, al "modico" prezzo di cinque miliardi per gli italiani. Le indiscrezioni che circolano da settimane portano a una sola conclusione: l’avventura dei nostri «patrioti», come il Cavaliere definì quegli imprenditori che cinque anni fa si misero al servizio dell’operazione di «salvataggio» della compagnia di bandiera dalle grinfie francesi, è avviata al capolinea.
L’Alitalia finirebbe all’Air France-Klm per un piatto di lenticchie decisamente più misero di quello che ci avrebbero offerto allora. E a sentire i giornali parigini, dovremmo perfino ringraziare la compagnia franco-olandese di prendersi questa rogna.
Per capire che sarebbe andata così, purtroppo, non ci voleva la sfera di vetro.


La storia dell’Alitalia è costellata d’incredibili errori manageriali, spesso conseguenza delle spregiudicate incursioni d’una politica totalmente disinteressata all'azienda e al Paese. Ma di tutti gli infortuni, l’ultimo è senza alcun dubbio il più clamoroso.
Nel 2008 la nostra compagnia di bandiera, reduce dai trattamenti cui abbiamo accennato, era sull'orlo del fallimento. Air France-Klm si offrì di rilevarla pagando lo Stato italiano in azioni, con una quota di minoranza del grande gruppo nel quale sarebbe confluita, per un controvalore di 140 milioni.

Avrebbe quindi investito un miliardo di euro nell'azienda, accollandosi pure 1,4 miliardi di debiti.
Si sarebbero per giunta evitati il fallimento e la liquidazione, presumibilmente infinita, dell’Alitalia, con costi forse altrettanto infiniti per le pubbliche casse. Il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, dopo aver inutilmente fatto il giro delle sette chiese per trovare qualche imprenditore italiano disposto a rilevare la compagnia, s’era rassegnato alla soluzione francese. Da italiano, senza fare salti di gioia. Confessò di sentirsi «come il guidatore di un’ambulanza che sta correndo per portare il malato nell'unica clinica disposta ad accettarlo». Ora si attende di comprendere bene le sordi della compagnia di bandiera e dei suoi dipendenti.