“Sarà un intervento equo e equilibrato –assicura il premier Letta – e darà certezze a imprenditori, operatori e lavoratori per tre anni”. Fino all'ultimo però i tecnici del Tesoro lavorano al testo e Palazzo Chigi smentisce le indiscrezioni circolate. “I dettagli si sapranno domani - dice un blindatissimo ministro dell’Economia Saccomanni – L’obiettivo è rilanciare crescita e investimenti”.
Lo scheletro della manovra è però ormai disegnato ed Enrico Letta è già salito al Quirinale insieme al ministro per illustrarne i contenuti. L’Imu verrà eliminata ma compare immediata la tassa che la sostituirà. Dovrebbe chiamarsi Trise (Tributo sui servizi comunali) e la prima scadenza potrebbe aversi già il 16 gennaio. Sarà composta di due parti: una riguarderà la gestione dei rifiuti urbani (Tari) e la seconda sarà a copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni (Tasi). I titolari saranno i comuni che potranno variarla fino all'aliquota massima prevista dall'Imu e a questa aggiungere una maggiorazione dell'uno per mille. L’entità del nuovo balzello perciò potrebbe rivelarsi un brutto colpo per le tasche dei cittadini. La pagheranno inoltre sia i proprietari di casa che gli inquilini, almeno per una quota. Potrebbero aversi quattro rate ma anche la possibilità di pagarla in un’unica soluzione a giugno.
Nelle bozze circolate, a far paura sono anche i tagli alla sanità che colpirebbero la spesa farmaceutica e quella ospedaliera. Si tratterebbe di un’ulteriore sforbiciata per 2,6 miliardi in tre anni. Le Regioni protestano e il ministro Lorenzin fa muro davanti a tagli lineari “insostenibili per il servizio sanitario nazionale”. Saccomanni cerca la mediazione: “Alla fine troveremo una soluzione equa per tutti”. Il governo in queste ore le sta provando tutte per evitare tagli su cui anche il Quirinale avrebbe espresso dubbi. Probabilmente saranno meno pesanti, ma difficilmente il comparto potrà essere completamente risparmiato. Ancora incerto l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 22% e un contributo di solidarietà pari al 5% per le pensioni sopra i 100mila euro. Stop anche alla rivalutazione delle pensioni oltre i 3.000 euro. Stangata anche per gli statali che vedranno bloccati i contratti fino a fine 2014 e tagliata del 10% la spesa degli straordinari.Cuore della legge saranno le norme per ridurre le tasse sul lavoro. L’intervento oscilla fra i 5 e i 6,5 miliardi, una parte destinati ad alleggerire l’Irpef e a lasciare più soldi in busta paga per i lavoratori, un’altra per le imprese con sconti sull’Irap e sulle imprese che reinvestono in lavoro. Buone notizie arrivano per i comuni, con un allentamento del patto di stabilità per incentivare gli investimenti degli enti virtuosi. Rifinanziata anche la cassa integrazione in deroga per 600 milioni nel 2014, una cifra inferiore al miliardo atteso da Regioni e parti sociali.